I dati turistici parlano chiaro. Chi opera nel settore sa bene che per gran parte dei flussi turistici, Agrigento spesso non è neppure tracciata sulle carte geografiche, se non un puntino che indica la Valle dei Templi. I responsabili istituzionali si affannano a snocciolare numeri “positivi” delle visite al famoso sito Unesco, ma quanti di questi realmente restano a pernottare ad Agrigento e quanti decidono di scegliere la Città dei Templi come meta fissa per le loro vacanze? Tra arrivi e presenze, i dati di Agrigento sono ancora di gran lunga inferiori a quelli di altre mete siciliane.
Se consideriamo i luoghi di Montalbano, il richiamo di San Vito Lo Capo, delle isole minori e di città come Siracusa e Ragusa, capiamo quanto indietro sia la città di Agrigento rispetto al prodotto Sicilia. Sia chiaro, nel tour turistico siciliano, la meta Valle dei Templi è una tappa fissa, pochi però, questo lo ribadiamo, decidono di scegliere Agrigento per soggiornare a lungo.
In pochi conoscono le sue spiagge, pochissimi o quasi nessuno sono a conoscenza che da queste parti esiste ad esempio la Riserva Naturale di Torre Salsa, uno dei luoghi più belli di tutta l’isola.
Di recente, grazie a Confcommercio, per la prima volta alla Borsa Internazionale del Turismo di Milano era presente uno stand con scritto “Agrigento”. Qui gli operatori hanno potuto toccare con mano il mercato turistico nazionale ed internazionale. Per loro il coro è stato unanime: l’interesse verso la nostra terra è tanto.
Ma quali sono le reali potenzialità turistiche della nostra città? Ovviamente tante, soprattutto se consideriamo che da una recente analisi la Sicilia è la decima regione italiana per numero di arrivi (4,4 milioni nel 2016) e la dodicesima per presenze (13,7 milioni) e i turisti stranieri sono solo il 44%, cinque punti meno della media nazionale che è il 49%.
Ma gli addetti ai lavori ( gestori di Alberghi, ristoranti, B&B, stabilimenti balneari, ecc), sanno quanto si trovino a disagio i “nostri” turisti.
Ad Agrigento purtroppo manca il concetto di sviluppo turistico ed i finanziamenti pubblici che riceve questa provincia sono di gran lunga al di sotto di altre aree. Il risultato?
Ancora oggi molti agrigentini preferiscono andare altrove per trovare occupazione. Chi sta qui si accontenta di quello che trova, mentre chi può si imbatte nell’apertura di un nuovo B&B, nella speranza che qualcosa cambi.
Nella Città dei Templi però quello che manca veramente è l’ordinaria amministrazione.
Occorre prima di tutto rendere vivibile questa città per chi ci vive e di conseguenza lo sarà per i turisti. I collegamenti, la segnaletica, l’accoglienza, il decoro urbano: sono tutti elementi critici di questa città. Tante le amministrazioni che si sono alternate negli anni. Nessuna di queste, pero’, ha saputo dare un indirizzo politico nuovo. Nessuna di queste ha saputo porre le condizioni per una necessaria svolta.
La verità è che ad Agrigento si tira a campare. Si vive alla giornata e da parte del pubblico c’è immobilismo. Non esiste nessun tipo di programmazione. Per questo fa rabbia assistere a discussioni su come spendere i soldi della tassa di soggiorno. Voluta fortemente dall’attuale amministrazione, ma ancora inutilizzata.
Occorre capire cosa si vuole fare realmente con questi soldi. Bisogna chiedersi se questa città può vivere veramente di turismo o se dovrà continuare a sopravvivere nella speranza che qualcosa cambi. E’ arrivato il momento che Agrigento si svegli. E’ già tempo di campagne elettorali, gli agrigentini devono sapere però che qui si può e si deve vivere di turismo, per farlo occorre che tutti remino nella stessa direzione, smetterla con il clientelismo e cominciare a rimboccarci le maniche.
Domenico Vecchio – Direttore AgrigentoOggi