In attesa che il decreto aprile/maggio/rilancio prenda corpo e dia finalmente un po’ di ossigeno economico alle imprese, Conte si arrende. Il suo intestardirsi su alcune categorie costrette a restare chiuse sta venendo meno. Il governo infatti ha aperto alla richiesta delle Regioni su possibili riaperture anticipate dal 18 maggio. Questo, in base ad esigenze territoriali. Parrucchieri e ristoranti compresi. E tutti o quasi per fortuna sono pronti a ripartire.
La fase 1/2, 2 o 3, tanto ormai non ci si capisce più nulla, è quella fase in cui puoi fare acquisti nei negozi, andare dal parrucchiere, al ristorante, in pizzeria, al bar, a visitare musei.
Dovessi gestire una situazione del genere prevederei una perdita dei posti per non più del 40%, cercando di recuperare con spazi esterni: in questo caso dovrebbero intervenire i comuni permettendo occupazione suolo pubblico laddove possibile senza troppa burocrazia.
Ma al momento da parte del Comune di Agrigento non è arrivato nessun segnale. Qualche diretta Facebook, qualche informazione sui guariti, proteste contro il governo, ma niente per incentivare commercio e ristorazione.
La città è sempre “trasandata”, in centro come in periferia, erbacce alte ovunque, spazzatura sparsa e insetti. Poche idee, poche proposte, poche prospettive, sia per i commercianti che per il turismo.
Infine si riaprono i mercatini ma al momento i contadini non sembrano pronti a tornare in strada, anche loro, probabilmente chiedono garanzie diverse.
Occorrono linee guida chiare, dpi, garanzia di poter conservare il posto di lavoro. Poter pagare gli stipendi. E non sto pensando solo ai locali, ma anche agli altri liberi professionisti lasciati all’abbandono in una città dove tutto è esattamente come negli ultimi 10anni.