Su disposizione della Procura della Repubblica di Agrigento, il 27 febbraio scorso la Capitaneria di porto-Guardia Costiera di Porto Empedocle ha dato esecuzione ad un decreto di sequestro preventivo di urgenza della Scala dei Turchi.
Il provvedimento è stato giustificato dal fatto che la montagna di marna bianca negli ultimi mesi era stata interessata da alcuni crolli e che in questo modo veniva messo in concreto pericolo l’incolumità di bagnanti e visitatori. Il provvedimento dal punto di vista giudiziario ha seguito regolarmente tutti i passaggi venendo confermato dal Gip del Tribunale di Agrigento e successivamente da Tribunale del Riesame.
L’opinione pubblica si divide fra quanti la vogliono chiusa e tutelata, e chi invece ritiene che sia una enorme attrazione turistica, al pari, o quasi, della Valle dei Templi e pertanto non può venire resa inaccessibile.
Si sono proposti biglietti, visite contingentate, accessi controllati e tante altre soluzioni pur di mantenere la Scala dei Turchi ancora un’attrazione turistica. Ma da quel 27 febbraio, più o meno in occasione dell’avvio dell’emergenza Covid, nulla è stato fatto e ci ritroviamo ora, con l’ arrivo del bel tempo e della stagione balneare, ad avere il monumento inibito e con le forze dell’ordine pronte a sanzionare i trasgressori.
Per carità, la legge è legge e va rispettata. Ma la Scala dei Turchi non è un’auto o un appartamento posto sotto sequestro. E’ “quasi” come il tempio della Concordia. Il suo utilizzo non può venire archiviato in un fascicolo per venire affrontato chissà quando.
E’ un’emergenza, non foss’altro per quanti nella zona hanno realizzato strutture di accoglienza, di ristorazione o di servizi.
E’ pertanto opportuna una immediata conferenza di servizi fra tutte le parti coinvolte e interessate al fine di trovare una soluzione che possa far superare l’impasse tenendo conto delle varie esigenze.
Tutela e sicurezza possono anche andare d’accordo con fruizione e valorizzazione.