Il procuratore di Agrigento: «Sfuggono ai radar, rischio terroristi»
“Quella delle barche fantasma è una migrazione pericolosa”.
Sulle barche dei migranti provenienti dalla Tunisia il “rischio di terroristi a bordo” è alto. A lanciare l’allarme è il procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio (Foto), che in un’intervista a La Stampa del 18 settembre scorso, ha ben descritto quello che da molti è stato ribattezzato il fenomeno delle “barche fantasma”: imbarcazioni che arrivano indisturbate lungo le coste agrigentine provenienti dai paesi nordafricani e cariche sostanzialmente di avanzi di galera.
Secondo Patronaggio si tratta di “un’immigrazione pericolosa” ed il riferimento è proprio al fenomeno degli sbarchi tra i bagnanti che va avanti da inizio estate. Più della metà degli sbarcati non passano tra le maglie piuttosto blande dei controlli e di questi migranti si sono perse le tracce. Nessuno sa dove sono, cosa fanno e cosa intendono fare in Italia. Un serio problema dunque di sicurezza per i cittadini agrigentini. I clandestini – termine con il quale andrebbero più correttamente chiamati – una volta giunti sulla costa, si dileguano velocemente verso l’entroterra, anche in questo caso in maniera pressochè del tutto indisturbata come se fossero sbarcati in un isola deserta: invece si tratta di suolo italiano, si tratta – a ben riflettere – del territorio della 7ma potenza mondiale, importante Stato membro dell’UE.
Il procuratore Patronaggio nel corso dell’intervista rilasciata al quotidiano La Stampa ha detto che “Sono quasi tutti tunisini, più qualche magrebino ma i motivi per cui arrivano in Italia potrebbero non essere solo legati a bisogni economici. Tra loro ci sono persone che non vogliono farsi identificare, gente già espulsa in passato dall’Italia o appena liberata con l’amnistia dalle carceri tunisine o magari che ha preso parte alle rivolte del 2011”. Parole che si contrappongono a quanto ci viene raccontato dai mass media in questi ultimi anni e dovrebbero aprire una seria riflessione politica sull’opportunità incombente di prendere efficaci provvedimenti contro il fenomeno migrato che ormai sembra fuori controllo. Per il procuratore Patronaggio infatti la “favola” della massiccia migrazione di tipo economico o geopolitico non trova riscontro nella realtà delle cose, anzi: “Tra loro potrebbero esserci anche persone legate al terrorismo internazionale. Per questo penso che siamo di fronte a un’immigrazione pericolosa”. Eccesso di allarmismo? Niente affatto, il procuratore di Agrigento spiega la sua preoccupazione citando anche un particolare emblematico: il 27 agosto scorso, in seguito ad uno dei tanti sbarchi avvenuto a Torre Salsa, è stata rinvenuta una felpa con la scritta “haters Paris” e il disegno di una Torre Eiffel rovesciata. Ed ancora: “Riteniamo che i più scaltri (tra i migranti, ndr) abbiano qualcuno che li attende e li porta via; è possibile che ci siano dei basisti a terra”.
L’ipotesi di Patronaggio è quindi che dietro agli sbarchi fantasma vi siano uomini in carne e ossa che agevolano il compito ai clandestini, permettendo loro di sparire nel nulla, ovvero di dileguarsi in Italia senza essere identificati dalle autorità. Ci ritroviamo quindi in casa migliaia di persone sconosciute alla polizia, che non risultano neppure presenti come immigrati. E tra coloro che hanno usufruito dell’amnistia in Tunisia uscendo così dalle carceri e coloro che sono stati espulsi dall’Italia ma vi rientrano clandestinamente, temere un effettivo rischio terrorismo non è affatto peregrino, tutt’altro. La sicurezza di una nazione è tra i bisogni primari più importanti che un amministrazione statale e non solo deve garantire giorno per giorno ai propri cittadini, sicurezza che è garantita anche dalla nostra Carta Costituzionale. E’ evidente che la gestione del flusso migratorio che si è fatta in questi anni e ancora si fa oggi non può continuare per evidenti problemi di sicurezza interna.
Nella comunità locale si alimenta il fenomeno dello scetticismo, della paura, come dimostrano i recenti fatti di Porto Empedocle, dove i cittadini sono scesi in piazza a manifestare contro l’apertura di un centro di accoglienza.
Perfino Papa Francesco, di ritorno dal viaggio in Colombia, e da sempre sostenitore dell’accoglienza, corregge la rotta e dichiara ai giornalisti che sull’aereo di ritorno lo incalzavano sul tema: “Credo sia lecito per un Paese che ha fatto molto come l’Italia regolare i flussi migratori e domandarsi: ho abbastanza posti per accoglierli? Va capovolto il ragionamento: l’Africa è amica e va aiutata a crescere” e poi il messaggio chiaro: “Riceverli, integrarli ma anche fermarli se i numeri divengono insostenibili”. Una visione più prudente del fenomeno che mai prima si era vista nelle parole del Pontefice, segno che il vento dell’accoglienza incontrollata sta calando. Ci si augura che le parole del Papa possano scuotere le coscienze dei politici e che la stessa prudenza che si è manifestata oggi nelle parole del Pontefice, pervada la classe politica nazionale e locale che è rimasta per tanti anni in preda del pensiero unico imperante del buonismo radical chic.