Il Nord riprende nonostante i tanti contagi. Il Sud bloccato, nonostante i pochi contagi.
Nuovo DPCM 26 aprile: il decreto, novità e commenti
Più interrogativi che risposte. Questa volta il premier ci ha convinto poco. Impacciato come non era mai stato il presidente del Consiglio ha illustrato la cosiddetta Fase2 della gestione della pandemia da coronavirus ma senza troppo convincere. Ha parlato di un primo allentamento delle restrizioni in vigore da circa un mese e mezzo. Le misure sono contenute in un decreto emanato il 26 aprile e saranno valide dal 4 al 17 maggio.
Il Governo Conte è andato a confermare quelle che sono le attuali motivazioni utili agli spostamenti all’interno della Regione in cui ci si trova, specificando che rimangono vietati ancora gli spostamenti intra-regionali se non per i motivi attualmente già validi. Tuttavia, Conte ha riferito che il nuovo decreto permette il rientro presso proprio domicilio o residenza in ogni caso.
Una delle novità principali è quella dell’apertura alle visite ai propri parenti, pur utilizzando le mascherine e evitando gli assembramenti, che in questa porzione della Fase 2 rimangono in ogni modo vietati.
Infine, sul fronte delle riaperture di aziende e industrie, il decreto del 26 aprile permette il ritorno a lavoro per il settore manifatturiero e quello edile, insieme a tutte quelle attività all’ingrosso ad essi correlati, con l’obbligo di rispetto delle regole vigenti in materia di sicurezza sul lavoro, ovvero le industrie del nord.
Una protesta corale per le discriminazioni fatte. Fabbriche si… che interessano i ricchi del Nord. Aziende turistiche, parrucchieri, negozianti, centri benessere ecc, restano
chiusi.
Quindi il Sud resta chiuso, si possono fare le passeggiate in riva al mare, qualche tuffo, andare a trovare parenti ed amici ma è impossibile lavorare.
Si aprono ville, parchi e giardini ma non la Valle dei Templi che rimarrà chiusa.
Nulla è stato detto sulla questione sanitaria. Studi, potenziamenti, piano sanitario nazionale e miglioramento delle infrastrutture regionali che dovranno essere uniformate agli standard nazionali. Nulla di tutto questo.
Niente su carceri e sulla situazione caotica che si è venuta a creare compresa la scarcerazione di detenuti eccellenti in regime di carcere duro e 41 bis.
Non possiamo curarli, quindi li mandiamo a casa. Una sorta di compromesso, aggiriamo i problemi piuttosto che affrontarli e trovare soluzioni.
Niente inoltre per il settore turistico, che rimane la principale industria ed il motore per il sud italia.
Si scusa infine dei 600 euro che non arrivano ma non assicura quando e come arriveranno. Compresa la cassa integrazione in deroga le cui responsabilità sui mancati pagamenti sono ancora scaricate alle regioni.
Si continua insomma con uno scaricare le responsabilità a più livelli. Così i sindaci se le cose non vanno se la prendono con le regioni, queste scaricano sul governo nazionale ed il governo nazionale da addosso all’Europa, come se la comunità europea sia un’ente estranio di cui l’Italia non è parte integrante.